Si chiama PrenatalSafe e potrebbe rappresentare una svolta nel prevenire la nascita di bambini affetti dalla Sindrome di Down. PrenatalSafe è il primo test di screening genetico non invasivo tutto italiano, realizzato nell’istituto di Citogenetica del Laboratorio Genoma che, se negativo, evita alla gestante lo stress di sottoporsi all'amniocentesi, con un'attendibilità superiore al 99 per cento. Sarà sufficiente un semplice esame ematico della gestante, dalla decima settimana di gravidanza, per individuare, senza rischi per il nascituro, la Sindrome di Down e altre alterazioni cromosomiche attraverso l'analisi diretta del Dna fetale circolante nel sangue materno. 
 
Il test è eseguibile dalla decima settimana di gestazione sia in caso di gravidanze singole che gemellari, anche se ottenute con tecniche di procreazione assistita. È indicato quando l'età materna è avanzata (oltre i 35 anni), in caso di screening del primo trimestre (Bi-Test) positivo, quadro ecografico di anomalie fetali suggestive di aneuploidia, per tutte le gravidanze in cui e' controindicata la diagnosi prenatale invasiva o quando ci sia un anamnesi personale/familiare di anomalie cromosomiche, come suggerito dalle linee guida recentemente emanate dall'American College of Obstetricians and Gynecologist e dalla Society for Maternal Fetal Medicine.
 
Grazie a questo test si potranno individuare oltre alla Sindrome di Down, quella di Edwards (trisomia 18; 1 caso su 6 mila nati), la Sindrome di Patau, (trisomia 13; 1 caso su 10mila), la Sindrome di Turner (monosomia X), la Sindrome di Klinefelter e quella di Jacobs. Il test dà la possibilità di investigare altre anomalie cromosomiche oltre i 5 cromosomi tradizionali, verificando la presenza di alterazioni cromosomiche strutturali e sub-microscopiche, come la Sindrome DiGeorge, Cri-du-chat o Prader-Willi/Angelman. Come ha spiegato Francesco Fiorentino, direttore del Laboratorio Genoma, che ha messo a punto il test, validato dall'analisi su oltre 1.600 casi, non c’è “rischio per il feto e la certezza di risposte veloci e chiare, con campioni analizzati direttamente in Italia e refertati in italiano. Un vantaggio non di poco conto, che permette di ridurre i tempi della risposta, 7 giorni lavorativi al massimo, e il rischio che i campioni si deteriorino, sottoposti a lunghi viaggi".

Fonte: farmacia.it