Per nulla invasivo, attendibile al 99 per cento, diagnostica patologie come le sindromi di Down, Edwards e Patau. Risparmiando così alle future madri esami più complessi.
«Questo nuovo test genetico può essere eseguito dalla decima settimana di gravidanza, con un semplice prelievo di sangue materno, che contiene in genere fino al dieci per cento di Dna fetale» conferma Giuseppe Novelli, ordinario di Genetica all’Università Tor Vergata di Roma . «Se il risultato è negativo, si può evitare il ricorso alla villocentesi o all’amniocentesi, tenendo però presente che esiste un pericolo, pur minimo - tre per cento - di altre anomalie cromosomiche».
A chi è indicato il test? «Alle donne che hanno più di 38 anni, a quelle che hanno già figli con patologie cromosomiche e, in particolare, a quelle che hanno seguito un percorso di procreazione medicalmente assistita, per le quali è più rischioso sottoporsi all’amniocentesi ».
Per il momento, il test viene proposto in alcuni ospedali universitari e centri privati che inviano il materiale da analizzare in laboratori svizzeri, americani, o cinesi (da poco, c’è a Roma un laboratorio privato che esegue prelievo e analisi.
Il costo della procedura, circa 600 euro, è a carico della donna. Alcuni centri universitari, fra i quali Tor Vergata, si stanno però organizzando per costituire un polo pubblico di riferimento che preveda il rimborso da parte del Ssn.
Fonte:
IoDonna.it